La Grecia è crollata, definitivamente. Stanno assaltando i supermercati!

13 febbraio 2013
Crisi della Gracia
La Grecia è crollata, definitivamente, sotto il peso dei debiti contratti con la BCE.Ma in Italia nessuno ne parla perche’ siamo in campagna elettorale,l’attenzione dei media e’ stata spostata sulle dimissioni del Papa,mentre l’Europa brucia!
Stanno assaltando i supermercati. Ma non si tratta di banditi armati. Si tratta di gente inviperita e affamata, che non impugna neanche una pistola, con la complicità dei commessi che dicono loro “prendete quello che volete, noi facciamo finta di niente”. Si tratta della rivolta di 150 imprenditori agricoli, produttori di agrumi, che si sono rfiutati categoricamente di distruggere tonnellate di arance e limoni per calmierare i prezzi, come richiesto dall’Unione Europea. Hanno preso la frutta, l’hanno caricata sui camion e sono andati nelle piazze della città con il megafono, regalandola alla gente, raccontando come stanno le cose.
Si tratta di 200 produttori agricoli, ex proprietari di caseifici, che da padroni della propria azienda sono diventati impiegati della multinazionale bavarese Muller che si è appropriata delle loro aziende indebitate, acquistandole per pochi euro sorretta dal credito agevolato bancario,quelli hanno preso i loro prodotti della settimana, circa 40.000 vasetti di yogurt (l’eccellenza del made in Greece, il più buon yogurt del mondo da sempre) li hanno caricati sui camion e invece di portarli al Pireo per imbarcarli verso il mercato continentale della grande distribuzione, li hanno regalati alla popolazione andandoli a distribuire davanti alle scuole e agli ospedali
Si tratta anche di due movimenti anarchici locali, che si sono organizzati e sono passati alle vie di fatto: basta cortei e proteste, si va a rapinare le banche: nelle ultime cinque settimane le rapine sono aumentate del 600% rispetto a un anno fa. Rubano ciò che possono e poi lo dividono con la gente che va a fare la spesa. La polizia è riuscita ad arrestarne quattro, rei confessi, ma una volta in cella li hanno massacrati di botte senza consentire loro di farsi rappresentare dai legali. Lo si è saputo perché c’è stata la confessione del poliziotto scrivano addetto alla mansione di ritoccare con il Photoshop le fotografie dei quattro arrestati, due dei quali ricoverati in ospedale con gravi lesioni.
E così, è piombata la sezione europea di Amnesty International, con i loro bravi ispettori svedesi, olandesi e tedeschi, che hanno realizzato una inchiesta, raccolto documentazione e hanno denunciato ufficialmente la polizia locale, il ministero degli interni greco e l’intero governo alla commissione diritti e giustizia dell’Unione Europea a Bruxelles, chiedendo l’immediato intervento dell’intera comunità continentale per intervenire subito ed evitare che la situazione peggiori.
Siamo venuti così a sapere che il più importante economista tedesco, il prof. Hans Werner Sinn, (consigliere personale di Frau Angela Merkel) sorretto da altri 50 economisti, avvalendosi addirittura dell’appoggio di un rappresentante doc del sistema bancario europeo, Sir Moorald Choudry (il vice-presidente della Royal Bank of Sctoland, la quarta banca al mondo) hanno presentato un rapporto urgente sia al Consiglio d’Europa che alla presidenza della BCE che all’ufficio centrale della commissione bilancio e tesoro dell’Unione Europea, sostenendo che “la Grecia deve uscire, subito, temporaneamente dall’euro, svalutando la loro moneta del 20/ 30%, pena la definitiva distruzione dell’economia, arrivata a un tale punto di degrado da poter essere considerata come “tragedia umanitaria” e quindi cominciare anche a ventilare l’ipotesi di chiedere l’intervento dell’Onu”

DI SERGIO DI CORI MODIGLIANI
Libero pensiero
Non ne può più (figuriamoci noi) e se ne va. Perché? a quale scopo? Qual è il messaggio?

Papa Ratzinger interpreta se stesso e il proprio ruolo come l’immagine di un traghettatore, colui che deve salvare la Chiesa prima di tutto come centro spirituale, per poi passare il bastone del comando a un giovane “guerriero spirituale” con il preciso compito di avviare un gigantesco repulisti interno, aprendosi a delle forti innovazioni rivoluzionarie per la Chiesa, anche estreme, come il matrimonio per i preti, la scomunica ufficiale per i pedofili, la denuncia –con adeguata documentazione- dei nefasti grovigli della speculazione finanziaria internazionale. Il discorso del papa il 1 gennaio 2013 segna e segnala la svolta definitiva, quando Ratzinger accusa, denuncia e sconfessa le politiche dell’austerità e del rigore volute in Europa cercando di spingere la Chiesa a un recupero della sua funzione sociale.
Le sue dimissioni, quindi, rappresentano una necessaria accelerazione di un piano preordinato all’atto della sua elezione, in conseguenza della radicalizzazione dello scontro in Europa e il peggioramento della situazione nel continente che può anche far prefigurare il rischio di pericolosi quanto sanguinosi conflitti sociali, a quel punto insanabili.
Da notare, in aggiunta, due elementi, da non sottovalutare:
1). E’ la prima volta che in Italia si svolge una elezione politica senza che il Vaticano possa partecipare “ufficialmente” in maniera attiva; da oggi, infatti, nessun cardinale né vescovo sarà autorizzato a sostenere questo o quel partito, questa o quella linea, essendo loro vacanti.
2). Il riferimento al precedente, avvenuto alla fine del ‘200, con Celestino V, in un momento fondamentale della Storia d’Europa, quando era in corso una lotta furibonda tra i regnanti francesi e quelli spagnoli per il controllo del territorio e delle risorse alimentari e finanziarie dell’epoca. Il 13 dicembre del 1294, viene emessa una bolla papale che recita così: « Io Papa Celestino V, spinto da legittime ragioni, per umiltà e debolezza del mio corpo e la malignità della plebe [di questa plebe], al fine di recuperare con la consolazione della vita di prima, la tranquillità perduta, abbandono liberamente e spontaneamente il Pontificato e rinuncio espressamente al trono, alla dignità, all’onere e all’onore che esso comporta, dando sin da questo momento al sacro Collegio dei Cardinali la facoltà di scegliere e provvedere, secondo le leggi canoniche, di un pastore la Chiesa Universale. ».
Il riferimento anche linguistico a quella bolla è fin troppo chiaro, a dimostrazione di come (ahinoi) l’attuale vita post-moderna europea non sia poi tanto diversa da quella medioevale. Quando elessero Celestino V il conclave venne sospeso perché arrivò una epidemia di peste che uccise due cardinali del concistoro. L’elezione venne rimandata di un anno e infine venne eletto nel luglio del 1294 un monaco benedettino, Pietro da Morrone, che viveva ritirato dal mondo, dedito alla meditazione e alla preghiera, un individuo al di fuori delle lotte faziose per il potere di Roma. Venne eletto proprio per questo motivo. Celestino V non riesce a soddisfare le esigenze politiche di chi seguiva, all’interno della Chiesa, le esigenze dei re europei per il controllo del territorio in Italia: erano in gioco il possesso della Sicilia, della Sardegna, del Regno di Napoli e della Calabria. E così si dimise dopo aver ammonito i cardinali sul tragico errore nell’aver abbandonato la strada della spiritualità. Così lo racconta il grande storico belga Henri Pirenne nella sua monumentale Storia d’Europa:
“Undici giorni dopo le sue dimissioni infatti, il Conclave, riunito a Napoli in Castel Nuovo, elesse il nuovo papa nella persona del cardinal Benedetto Caetani, laziale di Anagni. Aveva 64 anni circa ed assunse il nome di Bonifacio VIII. Caetani, che aveva aiutato Celestino V nel suo intento di dimettersi, temendo uno scisma da parte dei cardinali filo-francesi a lui contrari mediante la rimessa in trono di Celestino, diede disposizioni affinché l’anziano monaco fosse messo sotto controllo, per evitare un rapimento da parte dei suoi nemici. Celestino, venuto a conoscenza della decisione del nuovo papa grazie ad alcuni tra i suoi fedeli cardinali da lui precedentemente nominati, tentò una fuga verso oriente fuggendo da San Germano per raggiungere la sua cella sul Morrone e poi Vieste sul Gargano, per tentare l’imbarco per la Grecia, ma il 16 maggio 1295 fu catturato presso Santa Maria di Merino da Guglielmo Stendardo II, connestabile del regno di Napoli, figlio del celebre Guglielmo Stendardo, detto “Uomo di Sangue”. Celestino tentò invano ancora una volta di farsi ascoltare dal Caetani chiedendo di lasciarlo partire, ma il Caetani restò fermo sulle sue decisioni al riguardo. Celestino si rese conto dell’inutilità delle sue richieste e mentre veniva portato via sussurrò una frase rivolta al Caetani che sembrò essere un presagio: «Hai ottenuto il Papato come una volpe, regnerai come un leone, morirai come un cane» Raggiunto dai soldati, questi lo rinchiusero nella rocca di Fumone, in Ciociaria, castello nei territori dei Caetani e di diretta proprietà del nuovo Papa; qui il vecchio Pietro morì il 19 maggio 1296, fortemente debilitato dalla deportazione coatta e dalla successiva prigionia: la versione ufficiale sostiene che l’anziano uomo sia morto dopo aver recitato, stanchissimo, l’ultima messa. Riguardo la morte si sparsero subito voci e accuse. Anche se la teoria secondo la quale Bonifacio ne avrebbe ordinato l’assassinio fosse priva di fondamento, di fatto il Papa ordinò l’arresto che ne causò la morte. Il cranio di Celestino presenta un “foro” che, secondo alcuni, potrebbe essere la conseguenza di un ascesso di sangue. Due perizie sulla salma datate 1313 e 1888 rilevarono la presenza di un foro corrispondente a quello producibile da un chiodo di dieci centimetri”..
Questa fu la fine di Celestino V, ucciso con un chiodo conficcato in testa mentre pregava. Il suo successore, Bonifacio VIII, chiude l’accordo con Carlo d’Angiò, con il re d’Aragona, che consegnerà definitivamente, in segue alla guerra dei Vespri, le regioni Sicilia, Calabria, Campania, Sardegna e Corsica, ai principi e re di Spagna e Francia, sottraendole al controllo territoriale dei signori locali..
Secondo esperti vaticanensi europei, la Chiesa si prepara ad eleggere un papa più giovane, molto probabilmente sudamericano, e di sicuro schierato contro la finanza speculativa, nell’estremo tentativo di svolgere un ruolo attivo nella politica sociale in tutto l’occidente a favore dei ceti più disagiati: questa è l’opinione corrente più accreditata.
Tutto ciò conferma la visione dell’Europa (e soprattutto dell’Italia) come un luogo dal sapore medioevale, dove lo scontro avviene tra consorterie di signori appoggiate –a seconda degli interessi globali- da questo o quel papa.
Tutto ciò conferma la necessità, per tutti noi, di accelerare il processo di consapevolezza collettiva per la fondazione di uno stato e di un’Europa laica. Con l’auspicio che ci si possa liberare di questa forma di esercizio del potere collettivo, dove a turno, nel nome di Dio, o del comunismo, o del fascismo, o del liberismo, o del libertarismo, a turno, gruppi di individui che si considerano superiori al resto della collettività usano le preoccupazioni generali nate dal disagio comune per decidere del destino delle masse.
Sono contento di questa novità epocale per i credenti, se la prospettiva auspicata dai vaticanensi ottimisti troverà la conferma dei fatti.
Per quanto riguarda noi piccoli animaletti che subiamo le decisioni del vertice senza poter opporre, per necessità storiche, una diversa visione del mondo, mi auguro davvero che questa “scelta epocale” di papa Ratzinger, squisito teologo, serva a tutti noi, per convincerci sempre di più della assoluta necessità di cambiare capitolo della Storia del mondo: mandare a casa tutta l’attuale classe dirigente italiana, corrotta, falsa, disonesta.
Lo fa il papa con i suoi, non possiamo farlo noi con i nostri politicanti?
Questo, a mio avviso, è il messaggio forte da parte sua.
Questo è ciò che mi hanno spiegato alcuni cattolici credenti, soggetti politici attivi, amici personali, che vedono in questo atto di Ratzinger, una generosa modalità di denuncia dell’attuale sistema vigente.
“E’ lo Spirito Santo che dà la sveglia alla Storia: è arrivato il momento di cambiare”, così i teologi e i cattolici più evoluti socialmente impegnati, oggi, leggono gli attuali avvenimenti.
Come dire (tradotto per noi tutti laici) “Forza ragazzi! Abbiamo perfino Iddio dalla nostra parte; possiamo mandarli tutti in pensione”.
Come dicono su un loro sito i cattolici pensanti americani che partecipano a occupy wall street: “Thank you Pope, for the great input!”.
Sergio Di Cori Modigliani

Alla fine, vien fuori la verità – la scioccante dichiarazione di addio di Juncker al Parlamento europeo



Eurointelligence dà un resoconto abbastanza completo del "discorso di commiato" di Juncker. Certo, queste cose poteva dirle prima, ma comunque è interessante sentire cosa ha detto...veramente (il sole24ore era in giornata no)


Eurointelligence - Parla ora, poco prima di lasciare l'incarico. E questa volta, nessuno lo accusa di mentire. Jean-Claude Juncker ha fatto un furioso discorso di commiato alla commissione per gli affari economici e monetari del Parlamento europeo. E' stato ripreso in particolare dalla stampa spagnola. Cinco Dias definisce l'intervento di Juncker "un attacco furibondo a Berlino" . La BBC ha un filmato di 90 minuti dell'intera seduta. Juncker ha detto:



Che non era d'accordo con il ritmo degli aggiustamenti "imposti ad alcuni paesi", e che l'Eurogruppo non ha fatto alcuna valutazione politica su questi aggiustamenti, i quali troppo spesso erano semplicemente "delle copie delle raccomandazioni di Commissione, BCE e FMI, la cui legittimità democratica non è chiara".

• che "la scelta è stata quella di far ricadere tutto l'aggiustamento sui paesi più deboli";

• che quei paesi che hanno beneficiato delle fughe di capitali dalla Grecia non hanno fatto nulla in proposito;

• che è stato fatto l'errore di "sottovalutare il dramma della disoccupazione" e di "dare l'impressione che l'Europa è lì solo per punire" e che non premia i "paesi partecipanti ai programmi" che proseguono con i loro piani di aggiustamento;

• che il suo successore farebbe bene ad "ascoltare a tutti i membri della zona euro su base paritaria" anche se ci vuole molto tempo per portare a termine un meeting, "altrimenti, se il mio successore non lo farà, in 6 mesi si vedranno i risultati";

• che i risultati dell'ultimo Consiglio Europeo sono stati "deludenti", perché "l'idea di partenza era di presentare una tabella di marcia per i decenni seguenti";

in materia di coordinamento delle politiche economiche, che '"non possiamo continuare con un sistema in cui il braccio monetario di Francoforte è forte e il braccio della politica economica è debole". E che "dobbiamo far sì che ogni volta che un governo raccomanda una riforma strutturale questa sia spiegata all'Eurogruppo e che i ministri spieghino quali saranno le conseguenze di tali riforme nei diversi paesi";

"C'è bisogno per tutti gli Stati membri di concordare un 'salario sociale minimo', la necessità di un minimo di diritti sociali di base per i lavoratori, altrimenti perderemo l'appoggio delle classi lavoratrici". C'è la necessità di "un accordo su alcuni elementi di solidarietà", "principi e modi di risoluzione delle crisi bancarie", e "un sistema di depositi di garanzia";

• che il Green Party in Lussemburgo voterà contro il Trattato Fiscale perché "sono stufi di quello che vedono come un diktat tedesco";

«Fino a che non diventeranno coscienti del loro potere, non saranno mai capaci di ribellarsi, e fino a che non si saranno liberati, non diventeranno mai coscienti del loro potere».
(George Orwell, 1984)

Il Manifesto per il Contante Libero
(versione short:
i 10 Punti per Il Contante Libero)
La tecnologia come mezzo di controllo sociale per imporre, attraverso una continua induzione di paure ed ansie, moduli di pensiero e comportamenti umani totalmente spersonalizzati, asserviti e ideologizzati. Obbiettivo finale: annichilire qualsiasi sentire, agire e pensare che possa essere veramente alternativo e concorrente. In sintesi, annichilire la libertà.
Questo è il pericolo su cui ci ammonisce il celebre romanzo 1984 di George Orwell. Ciò nondimeno, in questi anni di crisi tale pericolo non è lontano da un suo pieno concretizzarsi. Buona parte della società civile e dell’opinione pubblica sembra non voler vedere questo mostro che cresce; lentamente e apaticamente essa sta lasciando la propria libertà nelle mani di un’entità manipolatrice dai tratti allo stesso tempo oligarchici e collettivistici.
Se vogliamo difendere la libertà (la nostra libertà) dobbiamo innanzitutto scrollarci di dosso l’apatia e prendere coscienza del nostro potere. Per far questo è necessario “educarci alla libertà” processo che in primo luogo implica il comprendere e il saper confutare rigorosamente la logica antirazionale propugnata dai nemici della libertà.
E’ nel suddetto contesto che va inserita “la battaglia per la difesa dell’utilizzo del denaro contante”. Una battaglia la cui finalità, pertanto, non consiste nel rivendicare la supremazia in termini assoluti di uno strumento di pagamento su un altro (banconote versus mezzi elettronici), bensì nel riaffermare il diritto delle persone di scegliere liberamente il modo che ritengono migliore di portare a termine i loro scambi economici.
Come tutti sanno nel nostro Paese la soglia al di sotto della quale è possibile utilizzare denaro contante per effettuare pagamenti tra privati o privati e società od amministrazioni non bancarie è stata recentemente abbassata fino all’attuale limite di 1000€ .
Nonostante ciò, qualcuno non ancora sazio di prescrivere restrizioni alle libertà individuali continua a richiedere l’implementazione di ulteriori “stratagemmi” per disincentivare e ridurre ancor di più gli spazi d’uso del contante, con l’intento più o meno esplicito e consapevole di giungere in un futuro alla totale, o pressoché totale, soppressione di questa modalità di pagamento, affermando contemporaneamente il dominio artificiale della moneta elettronica.
A supporto della bontà della loro tesi, i promotori ed i sostenitori della cosiddetta lotta al contante adducono il fatto che tutto ciò sia pensato e studiato al fine di ottenere gradi maggiori di benessere generale, equità, progresso, giustizia sociale.
La verità, tuttavia, è assolutamente un’altra: la lotta contro l’utilizzo del denaro contante non annovera alcuno scopo nobile e le argomentazioni a suo sostegno sono pure mistificazioni della realtà oggettiva. L’unico vero obbiettivo di questa crociata consiste nel proteggere e consolidare il potere, le prebende e l’influenza di quella variegata casta di soggetti improduttivi che vivono e prosperano soltanto a scapito del lavoro altrui.
Con il pretesto di perseguire buoni propositi si vuole soltanto fare razzia dei diritti naturali dei più inermi.
La lotta al contante in quanto strumento fondamentale per combattere l’evasione fiscale.
Questa è l’argomentazione principale che viene usata da chi si prodiga per avere una società senza contante. Ad una prima analisi questa giustificazione sembrerebbe inattaccabile; tuttavia, mediante una disamina più attenta e approfondita si scopre che il grosso dell’evasione fiscale non ruota affatto attorno l’utilizzo del denaro contante, ma riguarda invece transazioni decisamente più sofisticate.
I fenomeni evasivi/elusivi numericamente più rilevanti, quali l’occultamento di ricavi e compensi o l’indebita deduzione dei costi, vengono, infatti, messi in atto con l’impiego di strutture e comportamenti fittizi che prescindono dall’uso del contante e dall’obbligo di avvalersi del canale bancario per rendere le operazioni tracciabili.
Diffondere l’idea che la maniera più efficace per contrastare l’evasione fiscale risieda nella lotta al contante significa, dunque, pubblicizzare volutamente un erroneo convincimento. L’evasione si combatte mettendo a punto un quadro normativo stabile e facilmente comprensibile, tagliando il numero degli adempimenti, instaurando un rapporto di fiducia tra il Fisco e il contribuente e riducendo in maniera sistematica e ragionevole la pressione fiscale tramite un preventivo calo della spesa e dell’inefficienza pubblica.
A fronte delle sopraccitate misure, l’eliminazione del contante non serve praticamente a nulla se non a privare milioni di cittadini (il popolo minuto) dell’unico formidabile strumento di “dissenso di massa” che essi possono avere a loro disposizione per non essere sopraffatti da inique regole e politiche fiscali.
La lotta al contante non incide direttamente sulla libertà e le abitudini delle persone.
Affermazione semplicemente senza senso. Restringendo le possibilità per gli agenti economici di scegliere come metodo di pagamento ciò che essi considerano più adeguato, si va ad incidere per forza di cose direttamente sulla libertà e le abitudini delle persone.
Contante strumento scomodo ed obsoleto.
L’esperienza sostiene l’esatto contrario. Nella quotidianità solamente l’impiego del contante permette ad alcune transazioni di essere portate a termine in maniera celere e quindi proficua. Di conseguenza, eliminando o riducendo ancor più drasticamente questa modalità di pagamento, si introdurranno necessariamente in più parti del sistema economico rimarchevoli inefficienze che, in ultima analisi, avranno il demerito di rendere maggiormente complicata la vita delle persone.
La lotta al contante è decisiva anche nella lotta ai furti e alle rapine.
«Chi è pronto a dar via le proprie libertà fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza non merita né la libertà né la sicurezza».
Basterebbe citare questo famoso aforisma di Benjamin Franklin, uno dei Padri Fondatori degli Stati Uniti d’America, per dimostrare l’illegittima sussistenza di questo assunto. Ma, poiché è necessario essere veritieri fino in fondo, si deve anche constatare come l’eliminazione del contante non rappresenti sicuramente la panacea contro furti e rapine. Clonazione di bancomat e di carte di credito, manipolazione di conti bancari, furto d’identità o anche le incresciose aggressioni alle abitazioni dei cittadini sono tutti esempi di fenomeni criminali sui quali la lotta al contante non può avere di certo un’incidenza decisiva.
La lotta al contante è una vera e propria battaglia di civiltà.
Alcuni si spingono a definire addirittura la lotta al contante come una vera e propria battaglia di civiltà, dando sostanzialmente origine ad una nuova forma di polilogismo (Il polilogismo è la dottrina che nega l’uniformità della struttura logica della mente umana): da una parte c’è chi ripudiando l’utilizzo del denaro contante ha sposato la cultura della legalità, dall’altra parte c’è chi non ripudiando tale utilizzo ha deciso di porsi, almeno teoricamente, al di fuori di questa cultura.
Questa presa di posizione è soltanto un grezzo espediente per evitare qualsiasi confronto approfondito, critica o discussione sul merito. Trattasi di falso razionalismo utile a nascondere l’irragionevolezza e l’illogicità di una tesi. Non avendo a proprio sostegno argomentazioni davvero valide, l’esercito della lotta al contante sposta la sua lotta sul terreno della pura ideologia allontanandosi così in maniera intenzionale dalla realtà delle cose.
Dinanzi ad un atteggiamento del genere si può comprendere appieno la posizione di chi ostinatamente porta avanti la crociata contro il contante: trovandosi nell’impossibilità di avere l’avallo della verità scientifica, tenta scorrettamente di plagiare la mente dei propri interlocutori
«Chi cerca di realizzare il paradiso in terra, sta in effetti preparando per gli altri un molto rispettabile inferno»
(Paul Claudel)
“Eliminare il contante rappresenterebbe un atto di spoliazione dei nostri diritti alla libertà”.
La progressiva eliminazione del contante e la simultanea imposizione dall’alto della moneta elettronica alimenta il potere arbitrario e discrezionale delle élites politiche e finanziarie. Il costante consolidamento di questo potere è da ritenersi estremamente pericoloso poiché sottende, in conclusione, l’indotta accettazione di una società dalle caratteristiche distopiche dove l’uomo non è concepito come fine, bensì come mero mezzo.
Per impedire tutto ciò bisogna iniziare a far sentire il nostro grido di disapprovazione.

Firma per il Contante Libero.


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Tratto e tradotto da keynesblog.com | Link
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Monti aveva sostenuto che la sua “salita” in campo serviva a togliere l’Italia dalle mani degli incapaci. Ma il Financial Times la pensa in modo diametralmente opposto.Secondo l’editorialista del Financial Times Wolfgang Munchau, il governo Monti è uno dei governi europei che ha sottovalutato il prevedibile impatto dell’austerità: se la crisi finanziaria sembra essersi affievolita, la crisi economica è in deciso peggioramento, l’economia italiana dopo un decennio di crescita quasi nulla indugia in una lunga e profonda recessione, con il credit crunch che peggiora, la disoccupazione che cresce, la produzione che cala, la fiducia delle imprese ai minimi.

In questa situazione, non diversamente dagli altri paesi periferici dell’eurozona, l’Italia si trova secondo Munchau davanti tre possibilità:
“La prima è quella di rimanere nell’euro e farsi carico da sola dell’intero aggiustamento. Con questo intendo sia l’aggiustamento economico, in termini di costi unitari del lavoro e inflazione, che l’aggiustamento fiscale. La seconda è quella di rimanere nella zona euro, a condizione di un aggiustamento condiviso tra paesi debitori e paesi creditori. La terza è quella di lasciare l’euro. I governi italiani uno dopo l’altro hanno praticato una quarta opzione – rimanere nell’euro, concentrarsi solo sul risanamento dei conti pubblici a breve termine e attendere.
La quarta opzione, la storia economica lo dimostra, alla lunga non conduce ad altro che a ritrovarsi di nuovo alle scelte evitate in passato.
Per Munchau la scelta migliore sarebbe la seconda, ma Mario Monti non ha opposto resistenza ad Angela Merkel. Ci sta provando Mariano Rajoy, il primo ministro spagnolo, che ha richiesto un aggiustamento simmetrico – ma è tardi, la Germania sta già pianificando il suo bilancio di austerità per il 2014 e tutte le decisioni politiche sono già prese: la seconda opzione non c’è più, sta svanendo lentamente.

Ed ecco le previsioni del Financial Times sulle elezioni italiane:
“Dove andrà l’Italia con le elezioni del mese prossimo? Da primo ministro, Mr Monti ha promesso riforme e ha finito per aumentare le tasse. Il suo governo ha cercato di introdurre riforme strutturali modeste, di scarso significato macroeconomio. Partito come leader di un governo tecnico, si è poi mostrato essere un duro operatore politico. La sua narrazione è che ha salvato l’Italia dal baratro, o piuttosto da Silvio Berlusconi, il suo predecessore. Il calo dei rendimenti dei titoli ha giocato un ruolo in questa narrativa, ma la maggior parte degli italiani sa che deve questo a un altro Mario – Draghi, il presidente della Banca Centrale Europea.
A sinistra, Pier Luigi Bersani, segretario generale del Partito Democratico, ha sostenuto l’austerità, ma di recente ha cercato di prendere le distanze da tali politiche. E’ stato anche esitante sulle riforme strutturali. I temi principali della sua campagna elettorale sono una tassa sul patrimonio [recentemente abbandonata, ndr] , la lotta contro l’evasione fiscale e il riciclaggio di denaro e i diritti dei gay. Lui dice che vuole che l’Italia rimanga nella zona euro. Vi è una minima probabilità che abbia più successo nel battersi con la Merkel perché è in una posizione migliore per collaborare con François Hollande, il presidente francese e collega socialista.
A destra, l’alleanza tra Berlusconi e la Lega Nord è indietro nei sondaggi ma sta facendo progressi. Fino ad ora, l’ex primo ministro ha fatto una buona campagna. Ha consegnato un messaggio anti-austerità che ha fatto vibrare le corde di un elettorato disilluso. Continua anche a criticare la Germania per la sua riluttanza ad accettare un eurobond e consentire alla BCE di acquistare incondizionatamente obbligazioni italiane.
Si potrebbe interpretare questo atteggiamento come l’opzione due: insistere su un aggiustamento simmetrico o uscire. Tuttavia, conosciamo Berlusconi fin troppo bene. E’ stato primo ministro abbastanza tempo per aver avuto la possibilità di fare simili proposte in precedenza. Per diventare credibile, dovrebbe presentare una strategia chiara che tracci le scelte in dettaglio. Sinora tutto quel che abbiamo sono solo slogan televisivi.
A giudicare dagli ultimi sondaggi, il risultato più probabile delle elezioni è la paralisi, forse sotto forma di una coalizione di centro-sinistra Bersani-Monti, possibilmente con una maggioranza di centro-destra nel senato, dove si applicano regole di voto diverse. Questo renderebbe tutti, più o meno, responsabili. Nessuno avrebbe il potere di attuare una politica. Ma ognuno avrebbe il diritto di porre il veto.
Se così fosse, l’Italia continuerebbe a tirare avanti, fingendo di aver scelto di rimanere nell’euro senza creare le condizioni per rendere l’adesione sostenibile. Nel frattempo, mi aspetterei che emerga un consenso politico anti-europeo che o otterrà una piena maggioranza alle elezioni successive o provocherà una crisi politica, con alla fine lo stesso effetto.
Quanto al signor Monti, la mia migliore ipotesi è che la storia gli assegnerà un ruolo simile a quello di Heinrich Brüning, cancelliere tedesco nel 1930-1932. Anche lui era parte di un consenso prevalente nell’establishment che non vi fosse alternativa all’austerità.
L’Italia ha ancora qualche strada aperta. Ma deve prenderla.”
(enfasi redazionali)
Tratto con minimi adattamenti da: Voci dall’Estero di Carmen Gallus
Articolo di W.Munchau sul Financial Times: “Why Monti is not the right man to lead Italy
PAGAMENTI ENTI ....PUBBLICI? VERGOGNA!

Gente irresponsabile a posto fisso nel mio Comune che non conosce la legge con la presunzione di conoscerla, se ne sbatte altamente dei gravi problemi di soldi, non paga perchè "non ha volgia" (parole testuali) di farlo, quando è un anno che aspettiamo di essere pagati per 800.000 euro. Dice alla collega - che le ribadisce per l'ennesima volta che sta cannando in pieno - di non romperle i coglioni. Ma  è ora di finirla. noi non ci dormiamo la notte...abbiamo 50 famiglie che dipendono da noi! e le tasse le paghiamo, tutte e alla scadenza...altrimenti lo Stato non ci fa più lavorare.
VERGOGNA!
VERGOGNA!
VERGOGNA!

Ecco la ricetta degli inglesi: “L’Italia esca dall’euro, è il suo unico problema”

15 dicembre 2012
euro
L’Italia è più ricca della Germania in termini pro capite, con circa 9.000 miliardi di euro di ricchezza privata…
Da libero.it -
C’è un giornale, in Europa, che canta fuori dal coro nell’accogliere la notizia di un ritorno di Silvio Berlusconi nel ruolo di candidato premier. La linea diffusa è quella, ad esempio, dell’Economist, che riprendendo il ritornello del musical “Mamma mia” titola “Mamma mia, here we go again” (“mamma mia ci siamo di nuovo”) con sotto la faccia sorridente di Silvio Berlusconi. Chi esce dal coro è un altro giornale inglese, The telegraph. Lo fa sostendendo, come da tempo fa Berlusconi, che il vero problema dell’Italia e della sua economia sia l’euro.
“La valuta sbagliata” – “L’Italia ha solo un grave problema economico. Ha la valuta sbagliata” scrive Ambrose Evans Pritchard sul quotidiano conservatore (i conservatori britannici vedono la moneta unica europea come la peste bubbonica e infatti ci girano al largo). “L’Italia è più ricca della Germania in termini pro capite, con circa 9.000 miliardi di euro di ricchezza privata. Il suo debito pubblico e privato combinato è al 265% del Pil, inferiore a quello di Francia, Olanda, Regno Unito, Stati Uniti o Giappone.Il paese si piazza in cima alla graduatoria dell’indice del Fondo Monetario Internazionale per “sostenibilità del debito a lungo termine” tra i principali paesi industrializzati, proprio perché ha riformato da tempo il sistema pensionistico sotto Silvio Berlusconi”.
L’analista – The telegraph cita poi Andrew Roberts, analista di Royal Bank of Scotland, la prima banca britannica. Che afferma: l’Italia ha “un vivace settore delle esportazioni, e un avanzo primario. Se c’è un paese nell’Unione europea che potrebbe trarre beneficio dal lasciare l’euro e dal ripristino della competitività, è l’Italia”. E cita pure uno studio di Bank of America, secondo il quale il nostro paese avrebbe da guadagnare più degli altri membri dell’Ue da un’uscita e dal ripristino di un controllo sovrano sulle leve di politica economica. Che è quello che va sostenendo Berlusconi quando parla di inflazione e di possibilità di stampare moneta per ripagare il debito limitando così i tassi d’interesse che il nostro paese si trova a pagare agli investitori stranieri (lo ha detto anche ieri da Vespa).
Articolo originale

Chi vuole uscire dall’euro?

Innanzitutto vediamo chi è che vuole uscire dall’euro tra i partiti italiani: siccome la campagna elettorale per le elezioni 2013 è già iniziata non ci è difficile individuare 3 nomi:
  • PdL
  • Lega
  • Movimento 5 Stelle
in realtà in tutte e 3 le forze politiche emergono spinte contrastanti, dissensi interni e persino cambi di idea da un giorno all’altro, ma diciamo che questi sono i movimenti che prendono seriamente in considerazione l’ipotesi. A volere sottilizzare mentre Silvio Berlusconi sarebbe disposto anche a mantenere la vecchia valuta, a patto di poterla stampare per conto nostro (ipotesi francamente irrealizzabile), Beppe Grillo chiede di tornare alla lira senza mezzi termini, anche se riconosce che questa operazione porterebbe anche svantaggi.

I vantaggi di uscire dall’euro

Tra i vantaggi di uscire dall’euro possiamo segnalare sicuramente in primis tutto ciò che di positivo si lega a una svalutazione, ovvero:
  • maggiore facilità nell’esportazione delle merci
  • maggiore spinta alla produzione industriale (inversione di ciò che è accaduto dal 2000 in poi, quando il fenomeno si è concentrato sempre più verso la Germania)
conseguentemente
  • attivo commerciale
  • minore disoccupazione

Gli svantaggi di uscire dall’euro

Gli svantaggi di uscire dall’euro (ma sarebbe meglio dire i vantaggi di rimanervi) sono presumibilmente:
  • inflazione
  • erosione del risparmio
  • alti tassi di interesse

Vantaggi di potersi stampare i propri euro

La terza via (a nostro avviso difficilmente realizzabile poiché almeno al momento la Germania e altri stati UE sarebbero restii a concederla) sarebbe quella di restare nell’euro stampandoceli da noi e facendo a meno della BCE (quantomeno in questa sua funzione). In questo caso i vantaggi che avremmo sarebbero:
  • maggiore flessibilità
  • minore esposizione agli attacchi speculativi rispetto ad un vero e proprio ritorno alla lira

Conclusioni

In conclusione, dopo avere visto i pro e contro di uscire dall’euro, possiamo dire che non è semplice prendere una decisione univoca e sicuramente giusta e, a meno che non si abbiano doti di preveggenza, pesare quale tra le due soluzioni proposte sia migliore risulta assai difficile.
Forse l’idea che ci piacerebbe di più sarebbe quella di riuscire a cogliere il meglio delle due proposte, rimanendo in europa con la libertà di gestire l’euro come meglio pensiamo, ma abbiamo paura che questo non sia realizzabile, così come passeranno decenni prima che si diffondano mezzi di pagamento alternativi alla valuta (vi abbiamo parlato già di come funzionano i bitcoins, che potrebbero diventare uno dei mezzi di pagamento più comodi in futuro, ma è difficile sperare razionalmente che tutto ciò accada a breve).

Un tragico inganno sta paralizzando la vita del pianeta

17 gennaio 2013

Di Padre Quirino Salomone –
Oggi l’assillo è il Debito Pubblico, un tragico inganno che sta paralizzando la vita del pianeta. Mi auguro i destarci tutti come fossimo stati coinvolti nel gioco di “scherzi a parte”. Ma si può sapere a chi lo Stato deve tutti quei miliardi di cui si è indebitato? Alla Banca d’Italia, sì, perché se li fa prestare per la sanità, le opere pubbliche, la scuola, le pensioni, i titoli di stato in scadenza. Qui sta l’inganno. Se la Banca d’Italia è creditore nei confronti dello Stato, dove ha preso i soldi che ha prestato? La teoria economica classica ci insegna che le banche prestano i soldi che hanno ricevuto in deposito dai risparmiatori. Ma noi non abbiamo depositato tutti questi soldi. È evidente che “qualcuno” ha creato del denaro. E’ stato creato dal nulla dal sistema finanziario.
Non è questione di conio ma di appropriazione di tutta la mole di moneta emessa. La banca presta moneta allo Stato, lo indebita e lo stato riconosce e garantisce il debito emettendo i cosiddetti “titoli del tesoro”, Bot, Cct, ecc. che alla scadenza dovranno essere ripagati, interessi compresi, facendo ricorso nuovamente allo strumento del prestito, in una spirale senza fine, della quale non si vede l’uscita (infatti il debito cresce continuamente).
Il semplice cittadino, invece, deve garantire il debito che contrae con garanzie reali, ipotecando case, terreni, proprietà, che finiranno nelle mani dei banchieri in caso di insolvenza. Ma se i soldi fossero stampati dallo Stato, questi non sarebbe ricattabile da organismi internazionali come la Bce. Ci fu una richiesta di convertire le monete da uno e due euro in cartamoneta anziché metalliche, Duisenberg, rispose ufficialmente a Draghi/Tremonti che per lui non c’era alcun problema, purché fosse “chiaro a Draghi e Tremonti che in questo modo la Banca d’Italia avrebbe perso il reddito da signoraggio derivante dall’emissione delle monete da uno e due euro”, quindi il reddito da signoraggio è smascherato, visto che è ripartito come competenza fra banca centrale europea e banche nazionali.
La moneta non viene emessa dallo Stato, per cui sono le banche a governare il paese, e non la politica. I politici sono asserviti ai banchieri. Ciò è confermato dalle leggi che disciplinano le banche, ove è evidente che il governo non ha nessun potere su Banca D’Italia, né di controllo né di nomina degli amministratori. Basti pensare che la Bce è un’istituzione indipendente dalla Comunità Europea, con più poteri addiritturadello stesso parlamento europeo. Gli amministratori della Bce sono svincolati dai governi, non rispondono penalmente e civilmente praticamente a nessuno e godono addirittura di immunità superiori a quelle dei parlamentari europei. In poche parole: la finanza europea dipende dalla Bce. I grandi gruppi bancari avranno in mano non solo beni materiali come oro, diamanti, petrolio, ma anche risorse primarie, come acqua ed energia elettrica.
Articolo originale

Servizio Pubblico alle Banche Private

16 gennaio 2013

Di Riccardo Pizzirani -
La Propaganda lavora su due leve: Emozione ed Omissione. Emozione per confondere e per complicare tutti quei ragionamenti che in realtà sarebbero molto semplici. Omissione perchè se di un argomento non si parla, allora non c’è nemmeno bisogno di mentire al riguardo; un argomento scomodo semplicemente scompare.
Ma cosa accade quando c’è un ospite indipendente, che parla in modo calmo, è preparato, e affronta una sequela di argomenti taboo? E’ quello che è successo l’altra sera nel bel mezzo di Servizio Pubblico, durante lo scontro-farsa Berlusconi-Santoro: come ospite è stata portata Francesca Salvador, di Vittorio Veneto, professione imprenditrice
Una persona seria e preparata che s’è messa a criticare l’operato del governo che aiuta le banche e non le persone, parla di come si veda una chiara volontà politica dell’1% che detiene il potere si arroga il diritto di vita e di morte sul restante 99% del popolo. Silenzio in sala. Arriva anche la critica a Berlusconi, di come ci abbia lasciato in mano di un gruppo di personaggi su libro paga Goldman Sachs. Perché lasciarci a Mario Monti, chiede la Salvador, quando si sapeva benissimo che Monti è uomo Trilaterale, uomo Aspen, uomo Goldman Sachs? Ci mancava solo che la Salvador facesse presente il ruolo di Monti nel Comitato Direttivo del Gruppo Bilderbergs e avremmo fatto tombola! Meglio non rischiare che passi anche questa informazione, così Sant’Oro pensa bene di cambiar discorso per arginare i danni. Male, molto male, perchè la Salvador spiega che la soluzione è facilissima, a patto di avere la volontà politica di attuarla: Riprenderci la sovranità monetaria. La moneta come bene comune deve appartenere a noi cittadini, e il fatto che nel tempo ce l’abbiano scippata e che questi governi ce l’abbiano venduta, è per questo che il governo italiano deve andare all’estero a comprare moneta estera e pagarla a banchieri privati per poter fare welfare in italia è assurdo. Tutto questo in prima serata, e proprio nella trasmissione in cui lo share è al 33%!
Berlusconi ovviamente coglie l’occasione per tirare l’acqua al suo mulino, nonostante siano 30 anni che abbiamo perso la sovranità monetaria lui risfodera la vecchia arma di dar la colpa all’Europa e all’Euro. Anzi, lui che è così europeista e che incensa la grandezza del progetto europeo è dispiaciuto che si sia arrivati a questo, e che se si facesse un referendum oggi la gente voterebbe per uscire dall’europa… con risultati catastrofici.
Interviene ancora l’imprenditrice, interrompendo: lei sta dicendo una cosa non vera! Ci stanno mantenendo nell’euro perchè hanno paura, disperatamente paura, perchè sanno che se esce l’italia potrebbe crollare tutto il resto, ma per l’italia sarebbe una salvezza. Perchè l’europa che lei dice non esiste, e non esisterà mai su queste premesse, questa non è un europa dei popoli… e ora arriva la mazzata finale: la BCE non potrà mai fare quello che dice lei perchè la BCE è privata, ma quale banchiere si fa portar via di mano i 40, 50, o 60 miliardi che ogni anno noi dobbiamo pagare alla finanza internazionale per il nostro debito pubblico? Perchè non viene detto che il debito pubblico come viene raccontato è una truffa?
Interviene Sant’oro: “fermi, fermi qua, lei mi sta conducendo la trasmissione su…” sugli argomenti veri, Sant’oro.
Allora perchè non ricordare anche quell’altra bella scena, nel febbraio 2012, quando Sant’oro tolse la parola anche a Tremonti?
“C’è una tregua finanziaria perché la BCE stampa moneta, la presta alle banche all’1% e le banche la prestano agli Stati al 5-4-6% e alle famiglie all’11%. Le sembra il sistema giusto?” Sant’oro interviene, ma il ministro va avanti: “E poi ripeto, stampa moneta. Siccome nessun pasto è gratis, tranne forse per le banche. Chi paga? I cittadini”. Ops, la frittata è fatta. “Fermiamoci, approfondiamo dopo”. Come no, non solo non si è approfondito per niente, ma addirittura la frase sulla stampa di moneta, cibo gratis per le banche pagato dai cittadini è stato tagliato quando il video della trasmissione è stato caricato sul canale Youtube di “Servizio Pubblico”. (http://youtu.be/ovmCxx_sVww)
Sarà un caso ma quando si va a parlare di guadagno sulla stampa di moneta, o sulla truffa del debito pubblico, il discorso viene interrotto. Ma di certo con i tempi concessi non si poteva fare di meglio.
A questo punto, visti gli spazi che si lasceranno agli invitati per i loro interventi, mi permetto di suggerire di quale argomento si potrebbe parlare con quei 10-15 secondi a disposizione prima di essere interrotti: l’Italia è in avanzo primario, questo significa che le entrate delle tasse sono maggiori delle uscite. A meno dell’interesse sul debito. E siccome nell’ultimo anno il debito è cresciuto di altri 80 miliardi, stiamo contraendo altri debiti per pagare l’interesse sui debiti precedenti! Così, come ne usciamo?
Riccardo Pizzirani (Sertes)
Un ringraziamento a:
http://www.barbadillo.it/francesca-salvador-limprenditrice-sovranista-che-spiazza-santoro-e-il-cavaliere
http://maxsomagazine.blogspot.it/2012/02/tremonti-parla-del-signoraggio-bancario.html
Articolo originale

Ferdinando Imposimato: “Gruppo Bilderberg dietro alle stragi di Stato italiane”

15 gennaio 2013


Il Gruppo internazionale Bilderberg implicato nelle stragi degli anni Settanta e Ottanta in Italia operate prima dai nuclei terroristici neri e poi dalla mafia. A rivelarlo è il Presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione, Ferdinando Imposimato, durante la presentazione napoletana del suo nuovo libro “La repubblica delle stragi impunite”.
“Ormai sappiamo tutto della strategia del terrore, che fu attuata dalla struttura Gladio (Stay Behind) in supporto ai servizi segreti (non deviati) italiani” conferma Imposimato “La strategia serviva a scoraggiare l’instaurarsi di governi di sinistra ed era orchestrata dalla Cia”.

Facebook e Anonymous cavalli di troia del Nuovo Ordine Mondiale?

7 aprile 2012

Se fino ad adesso pensavi di essere libero, ora pensa che in realtà stai vivendo ipnotizzato e ancora non hai aperto gli occhi su come va effettivamente il mondo. Per prima cosa devi riconoscere che sei uno schiavo e poi smettere di agire come tale. Nonostante tutta la censura che oggi c’è nel mondo, e mi riferisco alla libertà d’informazione controllata dal mainstreaming, ancora ci resta un posto dove possiamo in qualche maniera liberare il nostro pensiero, prendendo e condividendo quello che ci serve e gradualmente, esprimere la nostra opinione. Questo posto è internet: l’ultimo brandello di libertà che ancora ci resta.
Come richiamare l’attenzione delle autorità affinchè cambino le leggi che sono arcaiche ed obsolete? Come comportarsi di fronte a l’ingiustizia dei nostri Governi, i quali considerano solo coloro che hanno potere (economico) disinteressandosi se siano delinquenti o no, e che allo stesso tempo dimenticano chi ha nulla o poco, cioè l’immensa maggioranza dei cittadini che costituiscono ogni nazione del pianeta? Come muoversi contro la censura? Negli articoli precedenti abbiamo visto le armi che usa il “Governo Invisibile” per controllare la vita degli esseri umani, trascinandoli verso il suo abominevole “nuovo ordine mondiale”.
Ci troviamo nel mezzo di una guerra silenziosa e giorno dopo giorno siamo attaccati senza rendercene conto. Con l’aiuto di Dio, quello di tutti, speriamo che questa situazione non continui così. Da 5 anni i governanti delle maggiori potenze stanno cercando di applicare metodi e sistemi di controllo ad internet. Senza dubbio il modo col quale desiderano farlo è totalmente ingiusto e va contro il buon senso e la libertà delle persone. Vogliono restringere il libero fluire dell’informazione … vogliono chiudere internet. Però che succederebbe se tutta questa informazione, più preziosa di tutto l’oro del mondo, da un momento all’altro fosse censurata, secretata, frammentata, squartata e manipolata ad hoc dalla elite globale? L’incubo è già cominciato però ancora non si è completamente esteso.
Qualcosa che probabilmente non sapevi su Facebook
Ricordo molto tempo fa, quando ero in cerca di lavoro tra il 90’ e il 95’, internet ancora non esisteva o era ancora in fasce. La ditta che mi convocò necessitava di venditori per i suoi corsi e i suoi libri di inglese che utilizzavano il metodo ipnopedico. Fino a qui tutto bene. Il problema cominciò quando ci diedero un questionario di 5 pagine da riempire e restituire al personale. Quando ebbi il suddetto questionario tra le mani, non riuscii a smettere di indignarmi leggendo domande quali: “introduca il nome dei suoi nonni e la loro età”; “quante volte è uscito dal paese?”; “quali e quante volte alla settimana usa i mezzi di trasporto?”; “qual è il suo orientamento sessuale?”; qual è il suo giornale preferito?”; “ ha animali? Li elenchi”; “che luoghi frequenta nel tempo libero?”, e un lungo eccetera.
Distrussi il questionario davanti agli occhi attoniti di colei che li doveva valutare. Non ero disposto a fornire i miei dati personali a una impresa che non conoscevo che mi chiedeva dei miei animali domestici. Nonostante so che la maggioranza sarà d’accordo col mio comportamento, oggi, e dal giorno in cui cominciarono ad apparire le reti sociali conosciute come Facebook, MSN, Skype, Wayn, Hi5 ecc., le informazioni non te le chiedono più … le dai di tua spontanea volontà! Ed inoltre a gratis.
A proposito di queste reti sociali, Facebook è una delle maggiori per la quantità di membri in tutto il mondo. Già conta 250 milioni di utenti. Perché cresce cosi rapidamente e in forma esponenziale il numero di membri di questa comunità? Potremmo analizzarlo da molti punti di vista, però non è il fine di questa ricerca. Non mi preoccupa il suo creatore e l’ingente quantità di denaro che guadagna. Mi preoccupa chi realmente ha interesse a tante informazioni da parte di così tanta gente; chi le maneggia ed a che scopo, e mi preoccupa soprattutto il diritto alla privacy. Tecnicamente la privacy finisce ogni volta che il tuo PC si connette alla rete. Già c’è qualcuno che sa tutto quello che hai fatto in essa, dal momento che sei entrato a quello in cui sei uscito.
Mark Zuckerberg è il creatore ufficiale di Facebook ed inoltre la faccia visibile ed amabile dell’impresa, però è solo il supposto genio creatore dell’applicazione e niente più. Un dato che comincia ad essere preoccupante è a riguardo di uno dei suoi investitori. Peter Thield che possiede il 7% delle azioni di Facebook è chi ha realmente importanza. Questo uomo ha una particolare visione del mondo: egli è contrario alla Natura. La vita è corta -dice-, amara e dura per la maggior parte delle persone. Thield con René Girard pensa che l’essere umano è un imitatore nato. Questi due facendo uso delle proprie capacità professionali, intellettuali e del denaro, applicano questi concetti alle teorie del mercato, investendo milioni di dollari in questa rete sociale, che apparentemente non vende niente ma in realtà è una delle maggiori imprese di lucro finanziario. Come fa? Non credo che il suo fine ultimo sia rimpiazzare il mondo reale con uno virtuale, prendendo in considerazione il pensiero fatalista che Thield ha riguardo alla vita, la verità è che questo poco importa. Ciò che ha importanza è l’enorme database di cui dispone. Il modo geniale di ottenere informazioni gratis da parte della gente è frutto del lavoro di professionisti nel campo della psicologia, economia, pubblicità e del disegno grafico digitale che hanno sviluppato la famosa rete sociale.
Quell’individuo che decide di creare un profilo in Facebook e che comincia a interagire con altre persone è bombardato con una serie di domande talmente innocenti e semplici che inondato l’interfaccia dell’applicazione. La prima opzione gli mostra la possibilità di cercare e trovare amici della scuola o dell’università che non vede da tempo. Mentre lo fa, appaiono innumerevoli risultati associati al nome introdotto. Cercando il contatto con quella persona che si cercava o con qualunque altra, riceve molte opzioni, tra queste anche “festa di ri-incontro virtuale”. Dopo gli arrivano una quantità di inviti a inviare fiori, lettere, saluti di ogni tipo, oggetti, disegni, ecc.; tutti virtuali. Inoltre gli viene offerto un servizio di consegne a domicilio, previo pagamento del prodotto con la sua carta di credito. Il seguente video mostra ironicamente la realtà dell’interazione. Il resto succede quasi logicamente. Cominciano una serie di domande dopo il felice incontro. Intanto, altre persone sono testimoni di questo evento, e danno le loro opinioni approvando o no ciò che stanno vedendo. Perciò “etichettano” il protagonista. Come potete apprezzare nel video, la catena è interminabile e il guadagno di denaro per Thield e Zuckerberg anche. Il successo di questi geni è la vendita di relazioni umane. Si , proprio le stesse che si stanno perdendo.
Il comportamento nella rete delle persone è diverso. In essa sono tutti sfrontati e non temono niente. Chiaramente tutta quella temerarietà è scrupolosamente registrata ed immagazzinata da chi meno te lo aspetti. Ciò che forse non sai è che Facebook ha venduto e vende parte dei propri database ottenuti dai profili di milioni di persone a precise imprese. Tutto questo perché tu lo hai voluto così. Adesso Facebook conosce i tuoi gusti, le tue preferenze e le vende, senza che tu ne guadagni nulla. Sembra che per questo Thield ha ragione nell’immaginare l’umanità come pecore. Personalmente mi sono sganasciato dalle risate quando qualcuno una volta mi disse che aveva più di 4000 amici in questa rete sociale. Durante la mia vita ho ottenuto solo 2 amici veri. Chi di voi ha almeno 10 amici reali? Qui sta il trucco: la necessità di essere ascoltati, e il peggio è che dall’altro lato dello schermo, nessuno ti conosce. È il grande successo di questa impresa: vendere relazioni umane. Questi supposti amici che assommi online sono giustamente raggruppati come pecore non per amicizia, ma per gruppi di preferenza e gusti per il profitto e il lucro di qualcun altro. Se avresti la geniale idea di parlare sul tuo profilo di un musical o semplicemente di una serie TV o film, il sistema lo viene a sapere, e ti invia suggerimenti di altri film, musical, libri o altro che sia relazionato col tuo film preferito. Una cosa è sicura: quando apri un profilo su Facebook o qualunque altra rete sociale, sfortunatamente non puoi chiuderla più. Per il momento sembrerebbe tutto relativamente tranquillo, giusto? Però analizziamo altri fattori importanti che evidenziano che queste reti sociali non sono utili solo ad alcuni per fare soldi, ma lo sono anche alle agenzie di intelligence che si appropriano delle tue informazioni con scopi affatto buoni.
La CIA ha interesse nell’avere un milione di amici
La CIA, famosa per i suoi oltraggi, assassinii e interventi in mezzo mondo, creò un programma computerizzato chiamato “CARNIVORE”, che funziona in maniera molto similare a Facebook. Semplicemente introducendo il nome del sospetto il programma restituiva dati sensibili come per quanto tempo ha usato la rete, le pagine visitate, le preferenze, i gusti ecc.
Avevano la capacità di tracciare un determinato profilo psicologico dell’individuo. In seguito crearono un database con persone aventi caratteristiche simili. L’applicazione era efficace ma molto lenta. La maniera di aggirare il problema nell’ottenere informazioni e diminuire il tempo di raccoglierle fu geniale. La creazione di Facebook. Ma anche se non lo crearono loro ma Zuckerberg è uguale. Non ho nessun dubbio che Facebook sia in mano della CIA e del nuovo ordine mondiale da molto tempo. Qui probabilmente entra in gioco la ditta In-Q-Tel, società creata per scoprire talenti nell’alta tecnologia, reclutarli e finanziarli. Il dirigente di questa impresa è Howard Fox, che risulta essere a capo di progetti di comunicazione della CIA. Ci sono molte informazioni interessanti sui capitali investiti e la loro portata, ma la realtà è che Facebook è diventato ciò che è grazie ad investimenti di capitali da parte della CIA. Essi già non devono più investire denaro per creare i propri mezzi di vigilanza. Gli basta monitorare il mercato e quando scoprono un imprenditore con una idea geniale che si adatta alle loro oscure pretese, lo finanziano e il gioco e fatto.
Nonostante Facebook non ti lascia l’opportunità di cancellare ne i tuoi dati ne le tue foto, dei quali sicuramente gli hai ceduto il controllo a tempo indeterminato, esiste un gruppo di ribelli che non sono disposti a tollerare certe pratiche. Si fanno chiamare “Anonymous “. Però la loro apparente lotta contro il sistema può essere un attacco sotto copertura e un “false flag” da parte dell’elite e del suo Governo Invisibile.
Anonymous : eroi, furfanti o cavalli di Troia dell’elite?
La notizia dell’apparizione di un gruppo di hackers sta facendo scalpore nei notiziari in tutto il mondo. Si fanno chiamare Anonymous. Nonostante questo gruppo si auto-classifichi come combattente per la libertà e gli interessi della popolazione mondiale, ci piaccia o no, le sue attività sono fuorilegge. La sua principale caratteristica è perpetrare attacchi nel ciberspazio a entità pubbliche o private, e in generale alle istituzioni e persone che spingono politiche ingiuste o lontane dalle necessità della popolazione di quel paese. Questo gruppo di ribelli virtuali dice di lottare per gli oppressi e dimenticati, quelle persone normali di classe media che sono anonimi nei meandri della società, che però senza dubbio, ogni giorno vengono umiliati e si ritrovano senza difese dinnanzi ai propri rispettivi governi.
Anonymous è un movimento di ciber-attivisti clandestini e il numero dei suoi membri è sconosciuto. Questi hackers sono acclamati come rockstars dalla massa, perché stanno “lavorando” –secondo loro- in favore della rivendicazione dei diritti delle persone. Fino ad ora hanno attaccato i siti web di Sony-Japan e Play Station, i profili twitter dei presidenti Rafael Correa dell’Ecuador e Juan Manuel Santos della Colombia. Allo stesso modo Anonymous lanciò un avvertimento di attacco ai governi di Cile e Perù per appoggiare l’agenda dei capi del mondo, secondo le loro stesse parole. Il sito del Pentagono, i server della NATO, la metro di San Francisco (USA), il sito di Master Card e Visa, 70 agenzie di polizia negli stati uniti, il sito del governo della Malesia, il sito del ministero dell’energia cileno, diversi siti del governo di Tunisi, Egitto e Brasile, tra molti altri paesi, per il momento non sono stati toccati da attacchi virtuali. Anonymous comincio la sua lotta a seguito della rappresaglia subita da WikiLeaks, dichiarando guerra a tutti coloro che non appoggiarono Julian Assange. Gli attacchi hanno come fine il saturare di connessioni “spazzatura” diversi siti web mondiali. Ciò si ottiene inviando numerose richieste al server di un determinato sito contemporaneamente. Quando si sorpassa la capacità di banda si ha una saturazione del server e questo lo disabilita. Hanno un motto o un grido di guerra e dice cosi: “siamo Anonymous!”; “siamo tutti, siamo uno!”; “siamo una legione!” Non perdoniamo. Non dimentichiamo.”
Una serie di video caricati su Youtube e la copertura del mainstreaming dell’informazione dimostrano che sono prese molto sul serio le minacce di questi hackers, ma chiunque siano, perché proprio adesso? Perché decidono di lanciare questi tipi di attacchi a basso impatto? Loro stessi dicono che non vogliono causare danni; senza dubbio, con tutto ciò che sappiamo sulla CIA e sulle sue azioni commesse nel passato, avremmo un motivo più che giustificato per disabilitare per sempre i suoi database, non è vero? Perché non lo fanno? Potremmo chiedere. Dopo anni di investigazione, dopo aver sentito diversi testimoni ed essere come voi testimoni delle bugie dei governi, non posso che arrivare alla conclusione che Anonymous è semplicemente un cavallo di Troia inviato dall’elite che vuole instaurare il nuovo ordine mondiale chiudendo per sempre internet o, almeno, controllarlo totalmente. La stessa impressione l’ho avuta con WikiLeaks, e mi spinse a scrivere un articolo su Julian Assange, che sembra essere una vittima o a volte un agente doppio del progetto MK Ultra.
Per quel che riguarda Assange, mi sembra quasi incredibile che una sola persona possa disporre di una tale quantità di dati segreti. Se non si è notato ancora, tutti quei documenti confidenziali mettono tutti contro tutti, dato che sembrano più di sospetti agli occhi dei coinvolti. Così il governo degli Stati Uniti ha già una scusa per voler controllare o chiudere internet.
Adesso appare Anonymous e i suoi attacchi alla rete, più che aiutare, danno maggiori motivazioni per chiudere internet. Le sue azioni sembrano essere un attacco “false flag” del governo invisibile contro l’umanità già schiavizzata. Se si va indietro di una trentina di anni e si prosegue fino al 2000, gli hackers di quel periodo che cercarono di ottenere dati dal governo e/o che volevano semplicemente curiosare sono stati arrestati e alcuni anche per anni, multati con forti ammende e ingiunti di avvicinarsi ad un PC per il resto della vita. Essi non causarono nulla di grave che si potesse identificare come una minaccia alla sicurezza nazionale. Perché proprio ora questo gruppo spunta fuori e crea questo danno? Perché esso è quel che è. Alla lunga che il sito del governo, della NATO o del Pentagono siano attaccati, non fa altro che riaffermare la volontà da parte delle entità autoritarie di chiudere internet. Daniel Estulin, il famoso scrittore che senza paura rese pubblica l’agenda segreta del gruppo Bilderberg, lanciò il suo nuovo libro intitolato “Smontando WikiLeaks”, nel quale afferma che la CIA ha come obiettivo chiudere internet e che WikiLeaks è la miglior arma per riuscirci. Estulin mette in relazione le persone e le entità che finanziano il sito di Assange, ed i loro forti vincoli e connessioni con la CIA. Senza dubbio, prima di riuscire a controllare internet, hanno bisogno di sapere tutto su di te. Per questo hanno teso un’innocente ma sofisticata trappola per riuscirci e sono molto più vicino di quello che immagini.
Anonymous, come WikiLeaks, crea molti dubbi. Possono davvero alcuni hackers entrare nel sito del pentagono o della NATO con tanta facilità e uscirne impuniti?

Pubblicato su Russia Today e sul sito di Daniel Estulin
Tradotto per L’Alternativa da Alessio “rutz” Torrieri
Visto su http://www.informarexresistere.fr

Sorveglianza mondiale?

25 settembre 2012

Di Gianni Lannes -
Internet: simbolo di libertà o emblema del controllo totale? Isaac Asimov, scrittore di fantapolitica direbbe che era tutto preventivato sin dalla fine degli anni Settanta. Prima vi alfabetizziamo tecnologicamente e poi vi controlliamo comodamente.
Si sa: la Rete è stata confezionata appositamente per l’esercito a stelle e strisce ed è nata per supportare un bombardamento nucleare. Nicholas Negroponte in “Essere digitali” esemplifica: “Fino agli ’80 i processori erano patrimonio esclusivo dei militari e delle multinazionali. Ma l’enorme diffusione mondiale dei personal computers non ha sottratto agli ambienti militari la leadership ed il controllo in materia di informatica e telecomunicazioni. Anzi, lo ha accresciuto”.
Meravigliosa Rete: le società che erogano il servizio lo gestiscono, l’uomo della strada lo usa e gli immancabili agenti dell’ordine lo controllano. Esatto: il potere esercita il dominio anche attraverso l’ignoranza. Non a caso esiste un accordo tra NSA, Microsoft ed Ibm (già in affari con il terzo Reich).
SuperNap – Nel bel mezzo del deserto del Nevada puoi toccare con mano addirittura la parte fisica di Internet. In un immenso capannone bianco ad una manciata di chilometri da Las Vegas si staglia il più potente data center degli Stati Uniti d’America. In questo groviglio strategico di server c’è Google e fanno capolino perfino i 9 milioni di account della posta italiana di Libero. In loco, infatti, si accumulano segreti e dati processati giornalmente. Perfino i messaggi di posta Gmail passano da questo crocevia controllato dalla Telco, a sua volta sotto la regia del Pentagono. Switch è la società che controlla il super network access point rilevato dalla Enron dopo il crac. Nessuna preoccupazione?
Echelon – Il termine deriva dal francese antico eschelon, a sua volta dal tardo latino scala, da cui scalino, ma anche reticolato a gradinata, scaglione, e infine, “gruppo di unità singole non allineate”.
Lo Zio Sam sapeva tutto di Tangentopoli ancor prima che scoppiasse Mani Pulite. E come, secondo voi? Finita almeno ufficialmente la Guerra Fredda, se ne aprì un’altra, sotterranea ed economica. Nella black list finì l’Europa, temibilissima competitor degli Usa. In uno scenario di debolezza politica del vecchio continente e di competizione economica esasperata all’interno del Patto Atlantico, l’eterodiretto presidente Ronald Reagan ispirò e finanziò nuove tecnologie delle intercettazioni ed impose una svolta al Patto Ukusa, l’accordo siglato tra Usa e Gran Bretagna nel 1948 per la Sigint.
La Casa Bianca iniziò ad inviare nello spazio i Vortex, nuovi satelliti spia, posizionati sopra all’equatore. Così è nato il progetto P 145, ovvero Echelon, specializzato sulla Comint. Già nel 1984 con una di queste antenne in orbita gli alleati potevano filmare un francobollo caduto per terra a Canicattì. Ben presto la nuova guerra fredda ribaltò gli scenari e così i fedeli partner europei vennero considerati nemici dagli Usa. Dall’Unione Sovietica i controlli si estesero ai capi di Stato europei, ai primi ministri e ad interi governi, sua santità compreso, alle aziende europee considerate strategiche (da noi Alenia ed Eni) fino a spiare le organizzazioni non governative quali Greenpeace, Amnesty International, eccetera. Oggi ci sono un centinaio di satelliti spia che lavorano per Echelon. Secondo il rapporto Stoa del Parlamento europeo “Echelon fa parte del sistema congiunto di intelligence angloamericano, ma diversamente dai sistemi di spionaggio elettronico sviluppatisi durante la guerra fredda, Echelon punta essenzialmente a obiettivi non militari: attività governative, di organizzazioni e di imprese in praticamente tutti i paesi europei”.
Enfopol – I piani di sorveglianza sono stati messi a punto un dozzina di anni fa. Secondo l’istituto britannico Statewatch esistono accordi segreti sotto forma di “Memorandum of Understanding Concerning the Lawful Interception of Telecommunications (Enfopol 112, 10037/95). Ufficialmente gli accordi servono alla lotta contro le organizzazioni criminali ed alla protezione della sicurezza nazionale. L’aspetto cruciale di questo sistema è di registrare automaticamente ogni scambio di informazione, sia tramite telefono e posta elettronica, per poi essere trasmessi alle istituzioni di intelligence interessate. Anche in questo caso esistono accordi segreti con le industrie del ramo. I progetti di controllo e sorveglianza globale sono stati sviluppati dal 1991 nell’ambito della conferenza di Trevi dei ministri dell’UE e si sono concretizzati nel 1993 a Madrid. Questo memorandum è stato sottoscritto dai rispettivi ministri della giustizia e degli interni di tutti gli stati dell’unione europea il 23 novembre 1995. Enfopol è al di sopra del controllo parlamentare.
Portaerei Italia – Nel 1999 il garante della privacy, tale Stefano Rodotà denunciò pubblicamente: “Gli Stati Uniti continuano a tacere sul sistema supersegreto di spionaggio civile denominato Echelon. E’ un sistema che sfugge ad ogni controllo”. Infatti, Echelon è l’ultima frontiera dello spionaggio elettronico, un sofisticatissimo sistema di intercettazioni planetario in grado di insinuarsi ovunque, anche in Puglia.
Da quella base Usaf nascosta ad una manciata di chilometri da Brindisi (agro di San Vito dei Normanni) in mezzo agli ulivi e circondata da piantagioni di carciofi, vigneti e selve di ulivi, i nordamericani hanno spiato il mondo intero, Italia compresa, controllando e impartendo ordini a tutte le forze armate degli Usa e dei Paesi alleati. Poi nel 2004 è stata dismessa, anzi abbandonata (poiché pericolosamente inquinata) e ceduta all’Aeronautica militare tricolore per la cifra simbolica di un dollaro. Tant’è che l’Arma Azzurra ha impedito agli ispettori dell’Arpa Puglia di mettervi piede. Dietro quel filo spinato invalicabile steso attorno al gigantesco cerchio metallico si nascondeva un potente terminale della più grande e più sofisticata rete di spionaggio elettronico. I militari di stanza a San Vito dei Normanni erano inquadrati nel “6917 Electronic Security Squadron” e nel “2113 Communications Squadron”, due unità altamente specializzate nell’arte di carpire segreti militari, politici ed industriali. Questa rete di intercettazioni ha avuto un ruolo nella strage di Ustica, nel delitto Moro e tanto altro ancora.
Le nuove tecnologie di sorveglianza sono usate senza scrupoli per tracciare le attività di dissidenti, attivisti dei diritti umani, giornalisti, leader studenteschi, minoranze attive, leader sindacali e oppositori politici. Allora, sotto dittatura chi controlla i controllori?

Articolo originale: http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2012/09/fiat-monti-di-fondi-neri.html

Facebook: il ministero degli Interni ha ottenuto le chiavi per entrare nei profili

16 ottobre 2012

Di Spidertruman -
Senza dirlo a nessuno il ministero degli Interni italiano ha ottenuto dai vertici di Facebook le chiavi per entrare nei profili degli utenti anche senza mandato della magistratura. Una violazione della privacy che farà molto discutere.
Negli Stati Uniti, tra mille polemiche, è allo studio un disegno di legge che, se sara approvato dal Congresso, permettera alle agenzie investigative federali di irrompere senza mandato nelle piattaforme tecnologiche tipo Facebook e acquisire tutti i loro dati riservati.
In Italia senza clamore, lo hanno già fatto. I dirigenti della Polizia postale due settimane fa si sono recati a Palo Alto, in California, e hanno strappato, primi in Europa, un patto di collaborazione che prevede la possibilità di attivare una serie infinita di controlli sulle pagine del social network senza dover presentare una richiesta della magistratura e attendere i tempi necessari pei una rogatoria internazionale. Questo perchè, spiegano alla Polizia Postale, la tempestività di intervento è fondamentale per reprimere certi reati che proprio per la velocita di diffusione su Internet evolvono in tempo reale.
Una corsia preferenziale, insomma, che potranno percorrere i detective digitali italiani impegnati soprattutto nella lotta alla pedopornografia, al phishing e alle truffe telematiche, ma anche per evitare inconvenienti ai personaggi pubblici i cui profili vengono creati a loro insaputa. Intenti forse condivisibili, ma che di fatto consegnano alle forze dell’ordine il passepartout per aprire le porte delle nostre case virtuali senza che sia necessaria l’autorizzazione di un pubblico ministero. In concreto, i 400 agenti della Direzione investigativa della Polizia postale e delle comunicazioni potranno sbirciare e registrare i quasi 17 milioni di profili italiani di Facebook.
Ma siamo certi che tutto ciò avverrà nel rispetto della nostra privacy? In realtà, ormai da un paio d’anni, gli sceriffi italiani cavalcano sulle praterie di bit. Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza e persino i vigili urbani scandagliano le comunità di Internet per ricavare informazioni sensibili, ricostruire la loro rete di relazioni, confermare o smentire alibi e incriminare gli autori di reati. Sempre più persone conducono in Rete una vita parallela e questo spiega perche alle indagini tradizionali da tempo si affianchino pedinamenti virtuali. Con la differenza che proprio per l’enorme potenzialità del Web e per la facilità con cui si viola riservatezza altrui a molto facile finire nel mirino dei cybercop: non è necessario macchiarsi di reati ma basta aver concesso l’amicizia a qualcuno che graviti in ambienti “interessanti” per le forze dell’ordine.
A Milano, per esempio, una sezione della Polizia locale voluta dal vicesindaco Riccardo De Corato sguinzaglia i suoi “ghisa” nei gruppi di writer, allo scopo di infiltrarsi nelle loro community e individuare le firme dei graffiti metropolitani per risalire agli autori e denunciarli per imbrattamento. Le bande di adolescenti cinesi che, tra Lombardia e Piemonte, terrorizzano i connazionali con le estorsioni, sono continuamente monitorate dagli interpreti della polizia che si insinuano in Qq, la più diffusa chat della comunità. Anche le gang sudamericane, protagoniste in passato di regolamenti di conti a Genova e Milano, vengono sorvegliate dalle forze dell’ordine. E le lavagne degli uffici delle Squadre mobili sono ricoperte di foto scaricate da Facebook, dove i capi delle pandillas che si fanno chiamare Latin King, Forever o Ms18 sono stati taggati insieme ad a ltri ragazzi sudamericani, permettendo cosi agli agenti di conoscere il loro organigramma. Veri esperti nel monitoraggio del Web sono ormai gli investigatori delle Digos, che hanno smesso di farsi crescere la barba per gironzolare intorno ai centri sociali o di rasarsi i capelli per frequentare le curve degli stadi. Molto più semplice penetrare nei gruppi considerati a rischio con un clic del mouse.
Quanto ai Carabinieri, ogni reparto operativo autorizza i propri militari, dal grado di maresciallo in su, ad accedere a qualunque sito internet per indagini sotto copertura, soprattutto nel mondo dello spaccio tra giovanissimi che utilizzano le chat per fissare gli scambi di droga o ordinare le dosi da ricevere negli istituti scolastici. Mentre, per prevenire eventuali problemi durante i rave, alle compagnie dei Carabinieri di provincia è stato chiesto di iscriversi al sito di social networking Netlog, dove gli appassionati di musica tecno si danno appuntamento per i raduni convocando fans da tutta Europa. A caccia di raver ci sono anche i venti compartimenti della Polizia postale e delle comunicazioni, localizzati in tutti i capoluoghi di regione e 76 sezioni dislocate in provincia. «Il nostro obiettivo è quello di prevenire i rave party prima che abbiano inizio», spiegano, «e per questo ci inseriamo nelle comunicazioni tra organizzatori e partecipanti, nei social network, nei forum e nei biog». Così può capitare che anche chi ha semplicemente partecipato ad una chat per commentare un gruppo musicale finisca per essere radiografato a sua insaputa.
In teoria queste attività sono coordinate dalle procure che conducono le indagini su singoli fatti o su fenomeni più ampi. I responsabili dei social network non ci tengono a farlo sapere e parlano di una generica offerta di collaborazione con le forze dell’ordine per impedire che le loro piattaforme favoriscano alcuni delitti. Un investigatore milanese rivela a “L’espresso” che, grazie alle autorizzazioni della magistratura, da tempo ottiene dai responsabili di Facebook Italia di visualizzare centinaia di profili riservati di altrettanti utenti, riuscendo persino ad avere accesso ai contenuti delle chat andando indietro nel tempo fino ad un anno. Chi crede di aver impostato le funzioni di riservatezza in modo da non permettere a nessuno di vedere le foto, i post e gli scambi di messaggi con altri amici, in realtà, se nel suo gruppo c’e un sospetto, viene messo a nudo e di queste intrusioni non verrà mai a conoscenza.
E non sempre l’autorità giudiziaria viene messa al corrente delle modalità con cui vengono condotte alcune indagini telematiche. Un ufficiale dei Carabinieri, che chiede di rimanere anonimo, ammette che certe violazioni della legge sulla riservatezza delle comunicazioni vengono praticate con disinvoltura: «Talvolta», spiega l’ufficiale. «creiamo una falsa identità femminile su Fb, su Msn o su altre chat, inseriamo nel profilo la foto di un carabiniere donna, meglio se giovane e carina, e lanciamo l’esca. II nostro carabiniere virtuale tenta un approccio con la persona su cui vogliamo raccogliere informazioni, magari complimentandosi per un tatuaggio. E in men che non si dica facciamo parte del suo gruppo, riuscendo a diventare “amici” di tutti i soggetti che ci interessano». Di tutta questa attività, spiega ancora l’ufficiale, «non sempre facciamo un resoconto alla procura e nei verbali ci limitiamo a citare una fantomatica fonte confidenziale». Da oggi, in virtù dell’accordo di collaborazione con Mark Zuckerberg siglato dalla Polizia, chi conduce queste indagini potrà fare a meno di avvisare un magistrato perchè «la fantasia investigativa può spaziare», prevede un funzionario della Polposta, «e le osservazioni virtuali potranno essere impiegate anche in indagini preventive».

Fonte: I segreti della casta – http://ki.noblogs.org/?p=5075